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Il sovrasfruttamento delle risorse ittiche inizia sulle nostre tavole

di Gianluigi Paduano* 

Per quanto tempo ancora le riserve idriche e alimentari della superficie e dei mari potranno sostenere i quasi otto milioni di individui che abitano il pianeta terra?

Oggi dobbiamo fare i conti con l’esplosione demografica globale e capire come sopperire al problema dell’eccessivo sfruttamento delle risorse ittiche. Il rapporto SOFIA della FAO “Lo stato della pesca e dell’acquacoltura mondiale” (giugno 2020) fornisce i trend dell’ultimo biennio relativi alla produzione ittica e al consumo di pesce sull’intero pianeta. Si stima che la produzione ittica globale attualmente sia di 179 milioni di tonnellate, di cui 156 milioni destinati al consumo umano. Ancor più allarmanti sono le previsioni relative al prossimo decennio: si prevede, infatti, che nel 2030 la produzione ittica totale sia destinata ad arrivare a 204 milioni di tonnellate, con un incremento del 15% rispetto al 2018. Anche le stime relative al consumo di pesce pro capite mondiali sono destinate ad aumentare e raggiungere i 21,5 kg rispetto agli attuali 20,5 kg/pro capite.

L’Italia è al quarto posto in Europa per consumo di pesce con 25,4kg/pro capite. La categoria di prodotti ittici più consumata è quella dei freschi pescati rispetto a quelli di allevamento. Analizzando la ripartizione percentuale per varietà ittica dei consumi domestici, si osserva come nel 2019 i pesci incidano per oltre il 60% in volume, seguiti dai molluschi, con un’incidenza del 26% in volume (per il 50% cozze) e i crostacei con una quota pari al 5%. Le tre specie ittiche più consumate sono rappresentate dall’orata (17,1%), spigola (9,2%) e alici (9,1%) (BMTI, 2019).

La pesca più insostenibile è quella praticata nel Mar Mediterraneo e nel Mar Nero che registra un sovrasfruttamento degli stock ittici del 62,5% (SOFIA). Molte delle sub-aree geografiche, in cui è suddiviso il Mar Mediterraneo, sono sottoposte ad un’eccessiva pressione di pesca. Ad esempio, nel Mar Adriatico settentrionale e meridionale si registra una pesca eccessiva di acciughe e sardine. Situazione analoga per la sogliola nell’Adriatico settentrionale e Mar Ionio Occidentale e per ilnasello, che addirittura, è sovra pescato in tutte le sette sub-aree geografiche d’Italia.

Il rapporto SOFIA prevede che, su scala mondiale, “l’espansione dell’acquacoltura continuerà, anche se con un ritmo più lento e nel prossimo decennio il pesce d’allevamento contribuirà ad incrementare la quota del consumo e del commercio”. Attualmente l’Italia con 814 impianti attivi di acquacoltura produce140 mila tonnellate l’anno di prodotti freschi, che rappresentano circa il 40% della produzione nazionale, concentrati per circa la metà sulla molluschicoltura. Tuttavia, delle circa 100 mila tonnellate di orate e spigole annualmente consumate in Italia, solo 15-16 mila tonnellate derivano da impianti di acquacoltura nazionali. La restante quota deriva da allevamenti di Grecia, Croazia e Turchia. Circa l’80% delle specie ittiche che giunge sulle nostre tavole è rappresentato da prodotti della pesca di importazione, di cattura o allevamento.

La stretta dipendenza tra domanda e offerta crea un circolo vizioso che vede il consumo reiterato delle medesime specie. Al momento dell’acquisto, al banco del pesce, sarebbe giudizioso scegliere le specie in base alla stagionalità delle stesse e, preferibilmente, ricercare ‘il miglio 0’, anche nell’ottica della prevenzione di problematiche di tipo sanitario. La scarsa conoscenza di alcuni prodotti della pesca influenza negativamente il consumatore al momento dell’acquisto, lasciando in penombra specie ittiche con caratteristiche eccellenti sia dal punto di vista organolettico che nutraceutico. Ad esempio, alcune specie della famiglia Scombridae in questo periodo dell’anno sono particolarmente frequenti lungo le nostre coste. Il tombarello, il tonno alletterato, la palamita e lo sgombro rappresentano specie ‘neglette’ con un altissimo valore gastronomico.

*Dipartimento di Sanità Animale - U.O.S. Ittiopatologia IZS del Mezzogiorno 

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